LE VERDURE SPONTANEE: Carciofi Selvatici (Cacucciuliddi)

"Merita un cenno il carciofo selvatico, questo piccolo, spinosissimo carciofo che cresce spontaneo nelle pietraie e che viene venduto già lessato sulle bancarelle od agli angoli delle strade. Esiste tutto un fascino, un modo di vivere, un costume, intorno a questa piccola inflorescenza: il mangiarne non è cibo, ma solo un passatempo tra amici, l'occasione per tenere qualcosa in mano, ed un buon motivo per bere vino." dal libro "Profumi di Sicilia" di Giuseppe Coria. 

Bellissima descrizione dei carciofi spontanei, "i cacucciuliddi" tratta da un importante libro di cucina e tradione siciliana. In effetti attorno a questo carciofo ruota tutta un'atmosfera che va dalle lunghe passeggiate in mezzo alla natura per raccoglierli, solitamente insieme agli amici, fino alle operazioni di pulizia delle inflorescenze che, come un prezioso bottino, si è riusciti a portate a casa. Per poter fruire della parte commestibile, infatti, bisogna non farsi sorprendere dalle numerose e acuminate spine da cui sono protetti i cacucciuliddi. Anche se, dopo tutta questa fatica e qualche puntura, non resta poi molto da mangiare, vale la pena raccoglierli, sia per la bella giornata trascorsa fra amici e natura sia, soprattutto, per le proprietà benefiche che questi piccoli carciofi possiedono. 
Stiamo parlando del Cynara Cardunculus, parente stretto del carciofo coltivato ma, a differenza di questo, selvatico o -ci piace di più- spontaneo. Una pianta che incute un certo timore quando si presenta alla vista, protetta com'è da tutte quelle spine. Di essa si utilizzano in cucina sia le parti centrali (fusto e costolature delle foglie), sia le infiorescenze. Le proprietà benefiche riguardano principalmente la digestione e la funzionalità epatica. La cinarina, infatti, è la sostanza contenuta nel carciofo selvatico responsabile dell'attività di protezione delle cellule epatiche da danni di vario tipo, stimolazione della produzione della bile e del suo deflusso nel duodeno. Inoltre il carciofo selvatico contiene sostanze che modulano positivamente la composizione della flora batterica intestinale (soprattutto l'inulina che fa parte dei frutto oligo-saccaridi, FOS), oltre ad avere proprietà ipocolesterolemizzanti, ipoglicemizzanti e carminative.  
È curioso notare che per la medicina tradizionale cinese e per la macrobiotica, che su di essa poggia le sue basi, la primavera (stagione in cui si raccolgono i cacucciuliddi) è la stagione della coppia d'organo fegato/cistifellea. Potrebbe sembrare un caso ma in realtà non lo è. La natura sa molto più di noi! Ci dà infatti ciò di cui abbiamo bisogno e nel momento in cui ne abbiamo più bisogno. Il principio del cosiddetto "hic et nunc" è un concetto fondamentale per una sana alimentazione: cibo locale e di stagione. Ecco perchè le piante spontanee sono così importanti all'interno di un'alimentazione equilibrata.       

Dopo averli raccolti ed esserci punte rigorosamente le mani, abbiamo pulito i cacucciuliddi per bene, li abbiamo messi a mollo con acqua e limone (altrimenti diventano subito neri come i carciofi) e li abbiamo cucinati in diversi modi. Di seguito due delle tante ricettte che si possono realizzare.

CACUCCIULIDDI BOLLITI CON OLIO E LIMONE:
Mettere in pentola le infiorescenze tagliate in quattro parti e private del pelo che è presente all'interno con abbondante acqua e il succo di uno o due limoni. Al bollore salare a piacere. Fare sobbollire a lungo (per almeno 30 minuti). Quando l'interno risulta tenero, scolarli (senza buttare l'acqua di cottura) ed eliminare le parti rimaste dure. Praticamente solo il cuore sarà morbido e gustoso. Condire con del limone spremuto e un filo d'olio evo (facoltativo) e servire. Cucinandoli in questo modo è possibile apprezzare al meglio il sapore dei cacucciuliddi che ricorda sicuramente il carciofo con un aroma un po' affumicato e un retrogusto amarognolo che viene un po' smorzato dal limone.

RISO INTEGRALE BIO CON PORRO E CACUCCIULIDDI:
Cuocere il riso ad assorbimento nel rapporto di una parte di riso e due parti di acqua. Nel frattempo sfriggere appena il porro (un porro intero, compresa la parte verde, basta per 4/5 persone) con un filo d'olio evo. Aggiungere un pizzico di sale marino integrale fino. Appena si è imbiondito, saltarvi insieme i cuori dei cacucciuliddi cucinati esattamente come nella ricetta precedente. Quando tutto è ben insaporito, aggiungere il riso e mescolare bene. Aggiustare di sale con un po' di shoyu. Fare saltare per qualche minuto il tutto. È possibile condire con una spolverata di gomashio.

L'acqua di cottura dei cacucciuliddi non va sprecata; infatti contiene ancora gran parte delle sostanze benefiche delle infiorescenze ed è, quindi, preziosa, oltre che buonissima da bere tiepida con un po' di limone spremuto.   

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